martedì 22 febbraio 2011

Festa della Cattedra di San Pietro



Cari fratelli e sorelle, nell’abside della Basilica di san Pietro, come sapete, si trova il monumento alla Cattedra dell’Apostolo, opera matura del Bernini, realizzata in forma di grande trono bronzeo, sorretto dalle statue di quattro Dottori della Chiesa, due d’occidente, sant’Agostino e sant’Ambrogio, e due d’oriente, san Giovanni Crisostomo e sant’Atanasio. Vi invito a sostare di fronte a tale opera suggestiva, che oggi è possibile ammirare decorata da tante candele, e pregare in modo particolare per il ministero che Iddio mi ha affidato. Alzando lo sguardo alla vetrata di alabastro che si apre proprio sopra la Cattedra, invocate lo Spirito Santo, affinché sostenga sempre con la sua luce e la sua forza il mio quotidiano servizio a tutta la Chiesa.

Benedetto XVI
22.06.06

lunedì 21 febbraio 2011

Perché alla visita del Papa non dobbiamo mancare...

Paolo VI - 16 settembre 1972

Giovanni Paolo II - 16 giugno 1985

Nel 1972 avevo 11 anni. Il 16 settembre c'ero anch'io, con la mia famiglia, in piazza San Marco, quando Papa Paolo VI venne in visita pastorale a Venezia. Ricordo bene il momento in cui, sulla passerella che lo portava dal molo al centro della piazza, si tolse la stola e la mise sulle spalle del Patriarca Albino Luciani, quasi a dargli una investitura ufficiale come suo successore. Il 16 giugno del 1985, sempre in piazza San Marco, ero accanto a Giovanni Paolo II mentre celebrava la Messa davanti ad una folla attenta e compresa nella sua visita a Venezia e Mestre. Ero diacono: sarei diventato prete la settimana dopo.
Due ricordi importanti nella mia vita. Riemergono ora, mentre stiamo preparandoci ad accogliere Papa Benedetto in vista pastorale a Venezia il prossimo maggio. Di quei due momenti riaffiorano in particolare le emozioni: accogliere il Papa, vedere il Papa, ascoltare da vicino il Papa, colui che per i cristiani è il successore di Pietro, il Capo degli apostoli, il Pastore della Chiesa sparsa in tutto il mondo. Emozioni forti, momenti di fede accompagnati da una gioia grande, spirituale.
Sono passati quasi quarant'anni dalla visita di Paolo VI e venticinque da quella di Giovanni Paolo II. Mi rendo conto che i tempi sono cambiati. Oggi il Papa lo vediamo molto spesso in Tv e sui giornali, qualche volta osannato, spesso maltrattato. Ma in questi anni siamo cambiati soprattutto noi. Abbiamo perduto molto della semplicità e dell'essenzialità della fede, siamo diventati ipercritici, gelosi della nostra autonomia di fonte ad ogni autorità, perfino di fronte al Papa che spesso anche molti cristiani tendono più a criticare che ad amare.
Perciò potrebbe accadere che la venuta tra noi del Santo Padre non provochi in noi emozioni, non sia caratterizzata da quella tensione spirituale, quell'atteggiamento di fede che invece un evento tanto straordinario richiede. Sono certo che se ci accadesse perderemmo una grande occasione di crescita spirituale.
Benedetto XVI viene tra noi per incontrarci, per confermarci nella fede: indicarci la strada da percorrere per vivere con Gesù una vita bella. E' commovente pensare che un uomo di 84 anni scelga di vivere giornate così intense e faticose per venire proprio a casa nostra, proprio per voi, per me, per te, con la responsabilità che gli è propria in ogni parola che dirà e ogni gesto che compirà. Non posso non rispondere a questo invito!
Papa Benedetto celebrerà con noi il momento più importante della vita cristiana, l'Eucaristia, la mattina dell'8 maggio al Parco San Giuliano, a Mestre. Non è la stessa cosa guardarla alla Tv, quando egli la presiede in piazza San Pietro o in giro per il mondo. Il Papa è un segno della presenza concreta e attuale di Gesù in questo nostro mondo. Quante volte abbiamo desiderato di incontrare Gesù, stare un poco con lui, guardarlo mentre parla ed ascoltarlo? Quel giorno, al Parco San Giuliano e negli altri momenti che il Papa vivrà a Venezia, molti di noi avranno l'occasione di vivere, nella logica della fede che è la logica dei segni che fanno ciò che dicono, un anticipo simbolico e reale dell’incontro con Gesù.

Sandro Vigani

lunedì 7 febbraio 2011

«Che noia le ideologie clericali»

Ho ripetuto spesso che una delle conseguenze peggiori dell’invecchiare è la noia. Andrea Tornielli nell’editoriale odierno su La Bussola, parla del documento firmato ormai da un terzo dei professori universitari di teologia di lingua tedesca, che parlano di «svolta necessaria» nella Chiesa ed elencano una serie di proposte che qui non sto a ripetere.

Vi lascio immaginare quale sia la mia reazione di fronte al riproporsi di questo mantra che da quarantadue anni, cioè dai tempi del mitico ’68 e dalla nascita del clericale «adulto», periodicamente ci sottopone i contenuti del teologicamente corretto. L’unica novità dell’ultimo ventennio, rispetto alle proposte originali, è rappresentato dalla richiesta dell’accettazione delle coppie omosessuali.

Tornando ai nostri teologi, non si sa se ridere o piangere leggendo che vogliono «l’apertura di un dibattito» su questi temi. Sì, perché ciò che chiedono – dall’abolizione del celibato all’apertura dei ministeri alle donne e al cambiamento delle regole morali – è stato già ampiamente sviscerato, dibattito, studiato. È stato affrontato durante tutti i pontificati succedutisi dal ’68 in poi, è stato oggetto di commissioni, di interventi, di Sinodi, di documenti delle congregazioni romane, di encicliche, di lettere pastorali, di convegni.

Allora, cari teologi, permettete la domanda: ma che c’è ancora ancora da dibattere? Che razza di professori siete se ignorate il magistero e i dibattiti che già sono avvenuti? Talvolta, da laico, arrivo a dire che considero un dono della Provvidenza la crisi delle vocazioni sacerdotali in Occidente, perché ogni prete in più rischia di essere un problema in più. Ovviamente è solo una provocazione, e di certo sbagliata. Ma la tentazione è forte…

Ricordo che un giorno mi trovai seduto accanto a un pastore protestante durante una conferenza stampa di presentazione di un libro di Hans Küng (attenzione a chiamarlo sempre professore, e mai don Küng, perché sennò si arrabbia). A un certo punto il pastore protestante si alzò e disse: «Professor Küng, le novità che lei chiede per la Chiesa cattolica noi protestanti le abbiamo da decenni, eppure i nostri templi sono vuoti. Abbiamo aspettato invano che si riempissero con quei fedeli che attendevano da noi atteggiamenti in accordo con lo spirito del tempo». È proprio vero che le ideologie, soprattutto le ideologie clericali, hanno un grande nemico: la realtà dei fatti.

Vittorio Messori

giovedì 3 febbraio 2011

Cari giovani...studiate il catechismo!


E' in arrivo YOUCAT (Youth Catechism), un sussidio per i giovani al Catechismo della Chiesa Cattolica, che verrà donato ai partecipanti alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Tradotto in sette lingue, l'edizione italiana è curata dal Patriarca di Venezia, il Card. Angelo Scola.

Ecco il testo di presentazione del Papa al nuovo sussidio:


«[...] Alcune persone mi dicono che il catechismo non interessa la gioventù odierna; ma io non credo a questa affermazione e sono sicuro di avere ragione. Essa non è così superficiale come la si accusa di essere; i giovani vogliono sapere in cosa consiste davvero la vita. Questo libro è avvincente perché ci parla del nostro stesso destino e perciò riguarda da vicino ognuno di noi.

Per questo vi invito: studiate il catechismo! Questo è il mio augurio di cuore. Questo sussidio al catechismo non vi adula; non offre facili soluzioni; esige una nuova vita da parte vostra; vi presenta il messaggio del Vangelo come la «perla preziosa» (Mt 13,45) per la quale bisogna dare ogni cosa. Per questo vi chiedo: studiate il catechismo con passione e perseveranza! Sacrificate il vostro tempo per esso! Studiatelo nel silenzio della vostra camera, leggetelo in due, se siete amici, formate gruppi e reti di studio, scambiatevi idee su Internet. Rimanete ad ogni modo in dialogo sulla vostra fede!
Dovete conoscere quello che credete; dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo. Avete bisogno dell’aiuto divino, se la vostra fede non vuole inaridirsi come una goccia di rugiada al sole, se non volete soccombere alle tentazioni del consumismo, se non volete che il vostro amore anneghi nella pornografia, se non volete tradire i deboli e le vittime di soprusi e violenza.
Se vi dedicate con passione allo studio del catechismo, vorrei ancora darvi un ultimo consiglio: sapete tutti in che modo la comunità dei credenti è stata negli ultimi tempi ferita dagli attacchi del male, dalla penetrazione del peccato all’interno, anzi nel cuore della Chiesa. Non prendete questo a pretesto per fuggire il cospetto di Dio; voi stessi siete il corpo di Cristo, la Chiesa! Portate il fuoco intatto del vostro amore in questa Chiesa ogni volta che gli uomini ne hanno oscurato il volto. «Non siate pigri nello zelo, lasciatevi infiammare dallo Spirito e servite il Signore» (Rm 12,11).
Quando Israele era nel punto più buio della sua storia, Dio chiamò in soccorso non i grandi e le persone stimate, ma un giovane di nome Geremia; Geremia si sentì investito di una missione troppo grande: «Ah, mio Signore e mio Dio, non riesco neppure a parlare, sono ancora così giovane!» (Ger 1,6). Ma Dio non si lasciò fuorviare: «Non dire: “Sono ancora così giovane”. Dove ti mando, là tu devi andare, e quello che io ti comando, quello devi annunciare» (Ger 1,7).

Vi benedico e prego ogni giorno per tutti voi
».

Benedetto XVI