martedì 19 aprile 2011

"Tu mi devi condurre". I ricordi dell'elezione


Santo Padre, il 16 aprile 2005, nel giorno del suo 78esimo compleanno, Lei comunicava ai suoi collaboratori quanto pregustasse il suo pensionamento. Tre giorni dopo, si ritrovò ad essere il Capo della Chiesa universale che conta 1,2 miliardi di fedeli. Non è propriamente il compito che ci si riserva per la vecchiaia.

Veramente, avevo sperato di trovare finalmente pace e tranquillità. Il fatto di trovarmi all'improvviso di fronte a questo compito immenso è stato per me, come tutti sanno, un verso shock. La responsabilità, infatti, è enorme.

Nella cosiddetta "Stanza del pianto", fin dall'inizio del Conclave, per il futuro Papa sono pronte tre vesti: una lunga, una corta e una media. Cosa ha pensato in quella stanza della quale si dice che in essa più di un Pontefice neo eletto sia crollato? E' lì che forse al più tardi ci si chiede ancora una volta: perchè io? Cosa vuole Dio da me?


In realtà, in quei momenti si è presi da questioni molto pratiche, esteriori: innanzitutto come aggiustarsi la veste e cose simili. Sapevo inoltre che di lì a poco, dalla Loggia centrale, avrei dovuto pronunciare qualche parola, ed ho iniziato a pensare: "Cosa potrei dire?". Per il resto, già dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: "Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!". In questo senso mi sono trovato, per così dire, in un dialogo molto stringente con il Signore, per dirgli che se faceva una cosa, allorra doveva fare anche l'altra.

Lei non voleva diventare vescovo, non voleva diventare prefetto, non voleva diventare Papa. Non si prova forse un po' di sgomento al pensiero delle cose che sempre di nuovo ci capitano contro la nostra volontà?

Il fatto è questo: quando al momento dell'ordinazione sacerdotale si dice "sì", si può certo avere un'idea di quello che potrebbe essere il proprio carisma, ma si sa anche questo: "Mi sono rimesso nelle mani del vescovo e, in fin dei conti, nelle mani del Signore. Non posso scegliere quello che voglio. Alla fine devo lasciarmi guidare". In realtà pensavo che il mio carisma fosse quello di fare il professore di teologia, e fui molto felice qando questo mio sogno si realizzò. Ma per me era anche molto chiara questa cosa: "Sono nelle mani del Signore e devo mettere nel conto pure cose che non avrò voluto". In questo senso, sicuramente è stata una continua sospresa l'essere "strappato via" da dove si era e non poter più seguire la propria strada. Ma, come ho detto, in quel "sì" fondamentale era anche compreso questo: "Sono a disposizione del Signore e forse un giorno dovrò fare anche cose che non vorrei fare".


Benedetto XVI
Luce del Mondo
pagg. 17-21

Nessun commento:

Posta un commento