martedì 31 gennaio 2012

Un profilo del nuovo Patriarca di Venezia

"Uomo di tradizione, si sveglia alle 4.30. Fu segnalato anche per la Diocesi Milano". Un primo profilo del nuovo Patriarca di Venezia, Mons. Francesco Moraglia.

di Alessandro Zangrando, dal Corriere del Veneto


E' difficile dare una valutazione dell'operato di un vescovo. Abbiamo di fronte una guida spirituale, non un amministratore delegato, che viene giudicato dai numeri del fatturato. Ma un indicatore, semplificando, alla fine si può trovare. E si trova fra le mura del seminario. Quello di La Spezia, dal marzo 2008, quando Francesco Moraglia fece il suo ingresso in diocesi, a oggi, ha raddoppiato il numero degli aspiranti preti. Genovese, 58 anni, monsignor Moraglia parte per Venezia dove porrà termine a una «vacatio» di oltre otto mesi. La sua nomina è frutto di un largo consenso tra i cardinali italiani, e lavorerebbe invano chi volesse trovarci cordate o intrighi. Di sicuro il sostegno maggiore lo ha dato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, che lo ha consacrato vescovo il 3 febbraio 2008 assieme a monsignor Mauro Piacenza, ora cardinale e prefetto della Congregazione per il Clero. Lo stima e lo conosce bene Tarcisio Bertone, segretario di Stato.

Così come i cardinali Carlo Caffarra (arcivescovo di Bologna) e Giacomo Biffi (emerito di Bologna), che a suo tempo segnalarono Moraglia per la cattedra di Milano. Piace anche all'ex patriarca Angelo Scola, ora arcivescovo di Milano, che in Moraglia vede una sensibilità culturale in grado di accogliere l'eredità Marcianum, il polo pedagogico-formativo, e la fondazione Oasis, che si occupa del dialogo tra cristiani e musulmani. Tutti contenti, allora? Uno sconfitto comunque c'è: la comunità di Sant'Egidio, fondata a Roma dal ministro Andrea Riccardi, che avrebbe preferito l'arrivo in Laguna di monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni. Mezza sconfitta anche per i vescovi del Triveneto che a maggioranza relativa avevano indicato il trevigiano Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, per la successione a Scola. Ma chi è la persona che ormai viene indicata come il nuovo patriarca? Ordinato sacerdote nel 1977, Moraglia è noto per la sua capacità di lavoro. Sveglia alle 4.30, trascorre lungo in tempo in preghiera prima di dedicarsi agli impegni quotidiani. Una giornata che trascorre senza pause, in cui riesce a inanellare anche 4-5 appuntamenti pubblici al giorno fra cresime, pontificali e convegni, spesso in luoghi distanti fra loro. «Non si tratta di puro attivismo - spiega chi lo conosce bene - ma è un atteggiamento che nasce dalla consapevolezza che il prete deve essere capace di un grande dinamismo all'interno della Chiesa e della società.

Un dinamismo però che deve essere inteso nel giusto modo. Secondo Moraglia il sacerdote oggi vive una crisi di identità e spesso considera la propria situazione come un lavoro, con un vero e proprio orario di ufficio. Per superare questa crisi, deve ritornare la spiritualità del ministero. Insomma, meno Facebook e Tv, più ore in confessionale». Qualcuno si è già spaventato per la fama di «tradizionalista» che accompagna il vescovo di La Spezia. Ricordiamo però che proviene da una regione in cui non si è spento il ricordo del cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova. Siri contestò molte applicazioni della riforma liturgica, e fu considerato il capofila dei cardinali conservatori. Ma allo stesso tempo fu l'arcivescovo dei camalli, sempre vicino ai suoi genovesi ed ebbe grande popolarità. Questa impronta di rigore è ancora sentita in Liguria, da tutti i preti, progressisti e non. Inoltre, il vescovo di La Spezia è certamente un ratzingeriano solido, condivide con il Papa l'attenzione alla liturgia (è molto amico del cerimoniere Guido Marini) e ne appoggia la linea di riforma e di lotta agli abusi. Chiamiamolo tradizionalista, allora, se proprio vogliamo (più corretta la definizione di «uomo di Tradizione »), come appunto «tradizionalista» è il Papa stesso. Ma Moraglia conosce profondamente la realtà e la modernità. Sa bene come funzionano i media, dal momento che è presidente della Fondazione Comunicazione e Cultura della Cei. Ma soprattutto, come il suo maestro Siri, ha un'attenzione acutissima verso le questioni sociali. Gli spezzini ricordano l'impegno per la riconversione della San Giorgio e per la ricollocazione degli operai licenziati. Se i posti si sono salvati è stato anche per l'operato del vescovo. Lo scorso ottobre, poche ore dopo l'alluvione, dopo aver annullato tutti gli impegni, era sui luoghi del disastro, «precettando» fra l'altro i seminaristi, che per una settimana hanno spalato fango con gli abitanti delle zone colpite. Forse è proprio per questa unione di attenzione verso gli aspetti sociali e serietà, che Moraglia è riuscito a farsi rispettare e dialogare e sintonizzarsi con l'amministrazione locale di centrosinistra. Per questo Venezia non ha motivi per temerlo.

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