domenica 27 novembre 2011

La vita e "l'oltre"... Vegliate!



"Vegliate!". Questo è l’appello di Gesù nel Vangelo di oggi. Lo rivolge non solo ai suoi discepoli, ma a tutti: "Vegliate!" (Mt 13,37). E’ un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma è proiettata verso un "oltre", come una pianticella che germoglia dalla terra e si apre verso il cielo. Una pianticella pensante, l’uomo, dotata di libertà e responsabilità, per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche per il bene dei fratelli.

Anche Isaia, il profeta dell’Avvento, ci fa riflettere oggi con una preghiera accorata, rivolta a Dio a nome del popolo. Egli riconosce le mancanze della sua gente, e a un certo punto dice: "Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità" (Is 64,6). Come non rimanere colpiti da questa descrizione? Sembra rispecchiare certi panorami del mondo post-moderno: le città dove la vita diventa anonima e orizzontale, dove Dio sembra assente e l’uomo l’unico padrone, come se fosse lui l’artefice e il regista di tutto: le costruzioni, il lavoro, l’economia, i trasporti, le scienze, la tecnica, tutto sembra dipendere solo dall’uomo. E a volte, in questo mondo che appare quasi perfetto, accadono cose sconvolgenti, o nella natura, o nella società, per cui noi pensiamo che Dio si sia come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi.

In realtà, il vero "padrone" del mondo non è l’uomo, ma Dio. Il Vangelo dice: "Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati" (Mc 13,35-36). Il Tempo di Avvento viene ogni anno a ricordarci questo, perché la nostra vita ritrovi il suo giusto orientamento, verso il volto di Dio. Il volto non di un "padrone", ma di un Padre e di un Amico. Con la Vergine Maria, che ci guida nel cammino dell’Avvento, facciamo nostre le parole del profeta. "Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani" (Is 64,7).

Benedetto XVI
Angelus, 27.11.11
Prima Domenica di Avvento

martedì 22 novembre 2011

Giuseppe Toniolo Beato!


Il Venerabile Giuseppe Toniolo, "l'economista di Dio", fondatore delle Settimane Sociali, verrà proclamato Beato domenica 29 aprile 2012, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. La Celebrazione sarà presieduta da S.Em. il Card. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo emerito di Palermo e già Assistente Generale dell'Azione Cattolica.
Lo scorso 14 gennaio 2011 Papa Benedetto XVI, tramite la Congragazione delle Cause dei Santi, aveva promulgato il decreto riguardante un miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile servo di Dio.

Il postulatore, Mons. Domenico Sorrentino, definisce il Toniolo "un uomo appassionato di Cristo e della Chiesa, che da questa passione ha tratto l’impegno a costruire una società più a misura d’uomo, affermando già nel suo tempo, che la soluzione della crisi fosse il ritorno alla giustizia e alla carità nelle relazioni sociali ed economiche. Un laico impegnato per un’economia etica in tempi, i suoi, di rampante e spesso ingiusto capitalismo; un assertore convinto della presenza dei cattolici in politica in un’epoca in cui il «non expedit» ne vietava la partecipazione: un invito pressante a non limitarsi al solo impegno caritativo assistenziale, ma ad andare alla radice dei problemi con soluzioni anche politico-economiche".

Le spoglie mortali del Toniolo si trovano nella nostra Diocesi, nel Duomo di Pieve di Soligo.

giovedì 17 novembre 2011

Il Papa, Benetton, il marketing e l'ipocrisia




Complimenti ai Benetton per la faccia tosta, anzi l’ipocrisia. Come già saprete, ieri è scoppiato la polemica sulla nuova campagna pubblicitaria della colorata ditta trevigiana, che ha voluto rinverdire i fasti delle campagne di Oliviero Toscani. Così, all’improvviso, sul ponte di Castel Sant’Angelo, è stato srotolato una gigantografia-fotomontaggio dove appaiono Benedetto XVI e l’imam di Al Ahzar, Ahmed al-Tayyeb che si baciano in bocca.

L’insulsa campagna pubblicitaria, che ha soltanto lo scopo di provocare, prevede altri baci (tra Obama e il presidente cinese, tra la Merkel e Sarkozy) ed è ispirata dalla famosa foto del bacio tra Leonid Breznev, allora presidente dell’Urss ed Erich Honecker, presidente della Germania orientale. L’autore del fotomontaggio, tra l’altro, ha voluto rendere più «passionale» proprio il bacio tra i due leader religiosi rispetto agli altri tra leader politici.

La presentazione in anteprima della nuova campagna Benetton è avvenita a Parigi, dove Gilberto Benetton ha ricevuto la Legion d’onore, la massima onorificenza concessa dallo stato francese, direttamente dalle mani del presidente Sarkozy, nel corso di una cerimonia all’Eliseo. «L’obiettivo della campagna è contrastare la cultura dell’odio, promuovendo la vicinanza tra popoli, fedi, culture e la pacifica comprensione delle ragioni altrui – ha spiegato Alessandro Benetton, vice presidente esecutivo di Benetton Group – . Gli odi non cessano mai grazie all’odio, cessano grazie al non odio». Questa campagna, ha concluso Benetton, «è uno stato d’animo di riconciliazione, ma non è buonista: l’amore sarebbe utopistico, il non odio invece è qualcosa che possiamo fare».

Com’era prevedibile, l’uso e l’abuso dell’immagine del Papa e dell’imam egiziano srotolata a pochi passi da piazza San Pietro hanno provocato indignazione e la giusta risposta della Santa Sede. Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha espresso «una decisa protesta per un uso del tutto inaccettabile dell’immagine del Papa, manipolata e strumentalizzata nel quadro di una campagna pubblicitaria con finalità commerciale». «Si tratta - ha aggiunto - di una grave mancanza di rispetto per il Papa, di un’offesa dei sentimenti dei fedeli, di una dimostrazione evidente di come nell’ambito della pubblicità si possano violare le regole elementari del rispetto delle persone per attirare attenzione».

L’aspetto più surreale e a tratti ridicolo di questa triste vicenda è rappresentato dalla (falsissima) risposta del gruppo Benetton, che alla reazione vaticana ha risposto: «Ribadiamo che il senso di questa campagna è esclusivamente combattere la cultura dell’odio in ogni sua forma. Siamo perciò dispiaciuti che l’utilizzo dell’immagine del Papa e dell’Imam abbia così urtato la sensibilità dei fedeli. A conferma del nostro sentimento abbiamo deciso con effetto immediato di ritirare questa immagine da ogni pubblicazione».

Poverini, sono dispiaciuti. Poverini, non ci avevano pensato. Poverini, non l’avevano fatto apposta. Poverini, in quel di Treviso, così intenti a promuovere le loro magliette multicolori avevano perso di vista chi è il Papa. Poverini, non immaginavano che per un fedele cattolico, come pure per un fedele musulmano, ma anche più semplicemente per una persona di buon senso, quel fotomontaggio avrebbe offeso, ferito, indignato. Poverini, i Benetton, non ci arrivano. Loro non volevano provocare: noooooo…. Non sia mai! Volevano solo dire che non ci vuole l’odio! Così «con effetto immediato», non appena hanno ottenuto la visibilità mondiale che cercavano, hanno - bontà loro, che sensibilità! - ritirato la foto di Papa Ratzinger e dell’imam del Cairo. Questo sì è un esempio di responsabilità e di comprensione delle ragioni dell’altro: che sia già un primo effetto positivo del nuovo governo Monti?

Spero vivamente che il Vaticano questa volta proceda nell’intentare una causa contro il gruppo Benetton, invece di lasciar perdere. Magari annunciando già a quale progetto benefico saranno destinati i soldi del risarcimento. E ai fratelli Benetton, esempio di italica perspicacia, di quell’Italia che lavora non solo per far soldi, che ci vuole aiutare ad essere anche tutti più buoni, così attenti alle sensibilità di ciascuno, mi permetto un suggerimento: andate di persona - magari con la Legion d’onore di monsieur Sarkozy appuntata sul petto - a srotolare quella gigantografia davanti alla sede di Al Azhar, al Cairo. Vediamo se l’apprezzato gesto sortirà l’effetto sperato di combattere la cultura dell’odio.

giovedì 10 novembre 2011

Benedetto XVI: un ottimo capro espiatorio



Riprendo da "Il blog degli amici di Papa Ratzinger"
uno scritto di Raffaella:
 Benedetto XVI, perfetto capro espiatorio del nuovo millennio


Cari amici,
è da un po' di tempo che sto riflettendo sulla "teoria" del capro espiatorio. Ci viene in aiuto Wikipedia:

"In senso figurato, un "capro espiatorio" è qualcuno a cui è attribuita tutta la responsabilità di malefatte, errori o eventi negativi e deve subirne le conseguenze ed espiarne la colpa; è bene anche dirsi, che il capro espiatorio diventa soggetto di tali accuse, e quindi probabili pene, più volte prima di essere definito tale. La ricerca del capro espiatorio è l'atto irrazionale di ritenere una persona, un gruppo di persone, o una cosa, responsabile di una moltitudine di problemi".

Beh, basterebbe mettere una foto di Papa Benedetto a illustrazione di tale definizione.
C'è l'alluvione a Genova? Un premio Nobel se la prende col Papa perché, a suo dire, non ha rimproverato preventivamente l'amministrazione locale e statale. Come dite? Papa Benedetto ha dedicato all'ambiente Messaggi, discorsi ed omelie? E che importa?
Scoppiano in tutto il mondo scandali che riguardano i preti pedofili? Colpa di Papa Benedetto e, ancora prima del cardinale Ratzinger! Come dite? Si tratta di atti e fatti accaduti trenta, quaranta o cinquanta anni fa? E allora? 
E perché non apre gli archivi? Come dite? Non è stata fatta la stessa richiesta ai suoi predecessori? Perché? Ha importanza? E' colpa di Ratzinger, è lui che ha le chiavi di tutti gli archivi del mondo.
Piove? Tira vento? C'è caldo? Vi ha punto una vespa? Vi si è rotta l'unghia di un dito del piede? Vi è venuto un brufolo sulla punta del naso? Problemi di cellulite? Siete magri? Grassi? Bassi? Vatussi? Vi si è chiuso il medio nella portiera dell'auto? Siete caduti a gambe all'aria scivolando sulla buccia di banana?
Ma perché non dare la colpa a Papa Benedetto? Sta lì...pronto per essere colpito.
Non è comparso un arcobaleno? Colpa di Ratzinger che non domina la natura! E' comparso l'arcobaleno (vedi Auschwitz)? Ma che volete? E' un fenomeno atmosferico normale dopo una pioggia.
Tira il vento? E' lo Spirito Santo che soffia su tutti i predecessori dell'attuale Pontefice (con l'eccezione di qualcuno).
Il vento si diverte a sollevare la mantella di Papa Benedetto come stamattina? Ma che c'entra? Non avete mai visto il vento? Lo zucchetto vola via? Ma è responsabilità del Papa che non si mette i bottoncini automatici sui capelli visto che, al contrario degli altri, ha una chioma invidiabile! A proposito: come si permette di avere il ciuffo? Non è in continuità con i predecessori.
Crisi finanziaria in Italia? Colpa del Papa che è sempre sui giornali (quali?).
Piove? Una benedizione! Commozione degli Angeli. Piove su Papa Benedetto? Ecco! Non è capace di fermare il fenomeno! Torna il sole dopo la pioggia? Miracolo! Riappare il sole alla presenza di Joseph Ratzinger? Embe'? Avranno sbagliato le previsioni!
Lascio stare la battuta sulla pedana mobile perché sarebbe troppo facile...
In sintesi: Benedetto XVI non ne fa una giusta.
Peccato che il tiro al piccione sia ormai uno sport talmente praticato da essere diventato noioso e ripetitivo.
Dispiace che gli attacchi più gravi ed offensivi arrivino proprio dal mondo cattolico, in particolare da quella parte che vive con la testa rivolta all'indietro incapace di vedere sotto il proprio naso.
Nessuno chiede il panegirico quotidiano di Papa Benedetto (il tempo degli osanna ad un Pontefice è passato), ma si chiede un briciolo di obiettività che consenta a tutti di evitare, se possibile, le brutte figure.
Grazie per l'attenzione.
R.

domenica 6 novembre 2011

I 70 anni di Scola




La mattina con i responsabili degli uffici della Curia, il pomeriggio con i sacerdoti del Consiglio presbiterale diocesano, a Triuggio, in Brianza. Così l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, trascorrerà,lunedì prossimo, il suo 70esimo compleanno. L’arcivescovo per l’occasione non rilascerà dichiarazioni. D’altronde della sua età si è già parlato e poco c’è da aggiungere. Fra i pochi dubbi sulla nomina ad arcivescovo di Milano c’erano proprio i suoi 70 anni, obiezione spazzata via dalla decisione finale di Benedetto XVI e dallo spessore culturale e intellettuale dell’arcivescovo, definito all’unanimità una delle figure di maggior prestigio della Chiesa.
  
Scola ha davanti a sé un episcopato non lunghissimo, da 5 a 7 anni, al massimo lascerà nel 2018. Lui stesso non ne ha fatto mistero e durante un incontro, il 27 settembre scorso, ha parlato della sua «esperienza di vita personale, ormai non più tanto breve - ha detto -, come giustamente la stampa non cessa di ricordarmi, scrivendo che sono arrivato vecchietto a Milano». «Può darsi che sia troppo tardi - ha aggiunto -, non lo so, comunque non ho scelto io».
  
Scola compirà i 70 anni nel ruolo di arcivescovo della Diocesi che ha caratterizzato le origini del suo impegno ecclesiastico, dove è nato (a Malgrate, nel Lecchese, il 7 novembre 1941), dove è cresciuto e si è laureato. «Mi aspetta la Chiesa di Milano - ha detto subito dopo la nomina - quella in cui sono stato svezzato contemporaneamente alla vita e alla fede».

E lo stesso cardinale, incontrando il mondo milanese della cultura e tracciando un primo bilancio, qualche settimana fa ha spiegato che «è giusta la parola ritorno, dopo tanto girare e tanti impegni: torno a casa, passata la botta del distacco con Venezia, ho pagato molto perché costa lasciare ciò che vale. In questi tre mesi – ha proseguito - mi sono avvicinato a Milano e mi è entrato nelle vene questo sentimento pacifico di tornare a casa che mi ha tranquillizzato di fronte a un impegno così importante».